Napoli, il Comune propone accordo-bidone per i lavoratori delle Terme di Agnano

Stando ad alcune indiscrezioni trapelate da Palazzo San Giacomo sarebbe stato raggiunta un’intesa con i sindacati confederali di categoria che rappresentano una minoranza di dipendenti

L’amministrazione comunale di Napoli non ha individuato ancora una soluzione per i 17 dipendenti dell’azienda partecipata Terme di Agnano. A quanto pare, gli esponenti di Palazzo San Giacomo avrebbero un solo obiettivo: convincere la sezione fallimentare del Tribunale di Napoli a concedere il concordato preventivo per evitare il fallimento della società e forse anche qualche conseguenza(la bancarotta).

Un obiettivo che vorrebbero raggiungere sacrificando i diritti collettivi dei dipendenti delle Terme – da 20 mesi senza salari e contributi previdenziali – proponendo accordi-bidone.

Stando ad alcune indiscrezioni trapelate dal “Palazzo” oggi pomeriggio dovrebbe tenersi una riunione con i sindacati confederali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil, l’ organizzazione sindacale di base Si Cobas, gli assessori Teresa Armato e Chiara Marciano, il direttore generale del Comune Pasquale Granata, il liquidatore Pietro Paolo Mauro.

I soliti bene informati sostengono che gli esponenti del governo cittadino avrebbero raggiunto un accordo con i sindacati confederali di categoria che costringerebbe i dipendenti ad accettare una sorta di aspettativa non retribuita, una sospensione dei salari senza indicare una data certa, ovvero la certezza del loro passaggio in Abc. Non è stata individuata neanche una misura-tampone per pagare parte degli stipendi arretrati dei lavoratori, approvando per esempio, una delibera d’urgenza della giunta.

Emerge solo fumo con la manovella. Cinque dipendenti su 17 dovrebbero rimanere in azienda per le attività di ordinaria amministrazione. Cinque dipendenti iscritti ai sindacati confederali di categoria. In sintesi, una pseudo-intesa, ovvero una nuova “pezza d’appoggio” da consegnare domani all’udienza fissata dal presidente della settima sezione fallimentare del Tribunale di Napoli, Gianpiero Scoppa.

Emerge anche una situazione ambigua e anomale sul piano politico e aziendale. Disastrose le scelte politiche e amministrative assunte dall’attuale e dalle precedenti amministrazioni comunali. I reparti più produttivi delle Terme, piscine termali all’aperto, centro benessere e un parcheggio sono stati ceduti – grazie al trasferimento di un ramo aziendale – alla TDA Srl, società con un capitale sociale di 110 mila euro, soci Andrea Varriale (esperto nel settore dell’ospitalità e dell’intrattenimento) e Irene e Federica Vanacore.

Nell’area a “gestione privata” vengono organizzate serate ed eventi, con ingresso giornaliero di 25 euro, che sale a 30 euro sabato e domenica, secondo il tariffario sulla pagina Facebook. E nell’area privata, spesso, si tengono convegni ed eventi promossi dal Partito Democratico, il partito del sindaco Manfredi, il principale partito della maggioranza politica che sostiene l’attuale governo cittadino. Qualche giorno fa si è tenuto un incontro con Pina Picierno per festeggiare la sua rielezione nel Parlamento Europeo.

Sulla vertenza emerge palesemente la totale inettitudine e indifferenza dei consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione che si sono limitati a presentare generici “ordini del giorno” per esprimere ipocrita solidarietà per i 18 dipendenti che rischiano il lavoro e sono creditori di ben 18 mesi di salari. Ordini del giorno che puntualmente si sono rivelati documenti inutili e non vincolanti.

E’ francamente singolare che un’azienda partecipata comunale rischia di essere svenduta a piccole lobby locali nell’indifferenza degli esponenti istituzionali e consiliari di Palazzo San Giacomo e di Via Verdi. Una vicenda ambigua che meriterebbe di essere attenzionata dalla Procura della Repubblica di Napoli.

Ciro Crescentini

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