Comune di Caserta sciolto per infiltrazioni camorristiche

Il sindaco Carlo Marino: “Si tratta di un atto di natura politica e amministrativamente abnorme. Faremo immediatamente richiesta di accesso agli atti e impugneremo la decisione davanti al TAR del Lazio. È un atto contro la città e i cittadini casertani tutti”

È arrivata oggi la decisione del Consiglio dei Ministri: il Comune di Caserta sarà sciolto per infiltrazioni camorristiche. La misura, una delle più gravi previste per gli enti locali, segue la relazione della Commissione d’Accesso nominata la scorsa estate dal Ministero dell’Interno. La città, capoluogo di provincia della Campania e guidata dal 2016 dal sindaco Carlo Marino (PD), attuale presidente regionale dell’Anci, è finita nel mirino del Viminale dopo mesi di verifiche e inchieste giudiziarie.

Secondo la Commissione, l’ente sarebbe stato oggetto di “condizionamenti” da parte di ambienti legati alla criminalità organizzata, in particolare al clan camorristico Belforte di Marcianise. Già nel giugno 2024, l’allora prefetto Giuseppe Castaldo aveva segnalato criticità e relazioni pericolose in un dossier trasmesso al ministero: un documento che metteva nero su bianco gli intrecci tra alcuni dirigenti e amministratori locali e imprenditori vicini alla camorra.

L’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere, guidata da Pierpaolo Bruni, portò a diversi arresti, tra cui figure apicali del Comune e l’assessore ai Lavori Pubblici. Le accuse: appalti pilotati in cambio di denaro, favori e voti. Arresti poi annullati dal Tribunale del Riesame, ma che hanno comunque spinto il Viminale a inviare la Commissione d’Accesso, nonostante il tentativo del sindaco Marino di correre ai ripari azzerando la giunta.

Il sindaco non ci sta

Carlo Marino, coinvolto anche in un altro processo per presunti appalti truccati risalenti al 2021, ha contestato duramente il provvedimento:
“Si tratta di un atto di natura politica e amministrativamente abnorme. Faremo immediatamente richiesta di accesso agli atti e impugneremo la decisione davanti al TAR del Lazio. È un atto contro la città e i cittadini casertani tutti”, ha dichiarato.

Nel frattempo, si aggrava il quadro giudiziario attorno al Comune: è ancora aperto il processo per il parcheggio interrato di via San Carlo, che secondo la DDA di Napoli sarebbe stato realizzato da un’azienda riconducibile al clan Zagaria. Tra gli imputati, il dirigente comunale Franco Biondi, già coinvolto anche nell’inchiesta sugli appalti del verde pubblico dell’autunno scorso.

Non solo Caserta: sciolti anche Aprilia, Casabona e Badolato

Oltre a Caserta, il Consiglio dei Ministri ha deliberato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose di altri tre Comuni: Aprilia (Lazio), Casabona e Badolato (Calabria).

Ad Aprilia, l’ex sindaco Lanfranco Principi (centrodestra) sarà giudicato con rito immediato il prossimo 10 giugno, insieme ad altri 18 imputati. L’inchiesta, condotta dai Carabinieri, ha svelato presunte infiltrazioni mafiose nella macchina amministrativa.

A Casabona, il sindaco Francesco Seminario (area PD) è stato arrestato nell’ottobre 2024 per scambio politico-mafioso. Anche a Badolato, l’ex sindaco Giuseppe Nicola Parretta è finito in manette nel gennaio scorso per vicende legate alla ‘ndrangheta, insieme al vicesindaco e al presidente del Consiglio comunale.

Verso il commissariamento

Con lo scioglimento deciso, anche per Caserta è ora atteso l’arrivo di una commissione straordinaria che guiderà l’ente fino alle prossime elezioni. Un colpo durissimo per l’immagine della città, che si trova ora a dover fare i conti con la sfiducia dello Stato e un clima istituzionale incandescente.

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