Bologna, militanti pro-Palestina protestano durante la tappa Tour de France

Sei giovani fermati dalla Polizia. Diffusa una lunga nota per spiegare i motivi dell’iniziativa di lotta

Significativa iniziativa di lotta a Bologna dei militanti del Collettivo Cambia Rotta che hanno contestato la presenza della Israel Premier Tech al Tour de France.


All’altezza di via Mazzini, infatti hanno invaso la carreggiata; alcuni si sono incatenati tra loro con dei lucchetti, mentre uno di loro ha lanciato vernice rossa sulla strada. Sei di loro (cinque ragazze e un ragazzo) sono stati fermati e portati in questura, altri sette sono stati identificati.


Persone dell’organizzazione dei Giovani Palestinesi hanno calato nella zona della protesta uno striscione con scritto “Long live palestinian resistance/ globalizetheintifada /freegaza”. Molte le bandiere Palestinesi sventolate al traguardo e lungo il percorso.

Il Video dell’iniziativa di lotta

Gli attivisti hanno diffuso una nota per spiegare i motivi della protesta. Nota che pubblichiamo integralmente

Oggi abbiamo bloccato la strada percorsa dal Tour de France e dalla squadra israeliana Israel Premier Tech. Lo sport e le manifestazioni culturali in generale rappresentano una risorsa per l’entità sionista, che si legittima vendendo di sé un’immagine totalmente distorta e appetibile.

Mentre i suoi atleti possono gareggiare in Europa, la popolazione palestinese è sotto assedio da 9 mesi a Gaza e da 77 anni in tutta la Palestina. Mentre gli atleti israeliani possono partecipare alle competizioni sportive, gli atleti palestinesi vengono mutilati o muoiono sotto le bombe o per mancanza di cure.

È il caso di Alas Al Dali, promessa del ciclismo gazawi ora mutilato; è il caso di Majed Abu Marhaeel, corridore morto di insufficienza renale per mancanza di cure adeguate.

In tutto questo, compagnie italiane come la Leonardo (a partecipazione statale!) e la Fiocchi non hanno mai cessato di inviare munizioni, armi e armamenti militari a Israele.

In totale violazione dell’articolo 11 della Costituzione italiana, anziché ripudiare la guerra, il nostro governo non solo la sta finanziando ma sta vedendo i propri profitti sull’invio di armamenti aumentare anche grazie ai rapporti con il governo Israeliano.

Abbiamo occupato le università, le stazioni ferroviarie, i porti e, oggi, anche le strade di Bologna per denunciare la corresponsabilità dell’Italia rispetto a quello che accade in Palestina. Al fianco della resistenza palestinese fino alla vittoria!

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